«Scrivere una poesia dopo Auschwitz è barbaro e ciò avvelena anche la consapevolezza del perché è diventato impossibile scrivere oggi poesie» ecco quanto sostenne il filosofo Theodor W. Adorno.
Cinquant’anni fa il poeta Paul Celan, romeno di origine ebraiche, si tolse la vita a Parigi.
Una vita minata dalle barbarie dell’olocausto. Celan perse entrambi i genitori nel 1942. In un campo di sterminio.
L’esistenza del poeta fu minata dalla sofferenza.
Qui sotto riporto un testo presente su “Di soglia in soglia“, pubblicato da Einaudi (tutti i diritti riservati all’editore).
Con alterna chiave
tu schiudi la casa dove
la neve volteggia delle cose taciute.
A seconda del sangue che ti sprizza
da occhio, bocca ed orecchio
varia la tua chiave.
Varia la tua chiave, varia la parola
cui è concesso volteggiare coi fiocchi.
A seconda del vento che via ti spinge
s’aggruma attorno alla parola la neve.