“Storia D’Amore -Una Fantasia” è il libro di poesie che, nel 2015, segnò l’esordio letterario di Bruno Mohorovich.
La copertina rossa (…ma non troppo) lascia pensare che nell’opera si parli di sentimenti – ma non quelli dominati dal “rosso intenso”, bensì quelli cangianti come le tonalità di questo colore primario. Il volume infatti è diviso in tre parti che seguono un ipotetico ordine cronologico di un altrettanto ipotetico rapporto di coppia.
«Inizio» si caratterizza dall’attesa e dalla devozione verso la persona desiderata:
È un tumulto di pensieri
È uno scorrere di immagini vissute
E da vivere ancora”
Il protagonista sogna una persona dalle
che, forse
tentano di ripetere il mio nome”.
Sarà un’attesa vana?
«Insieme» svela che la conquista ha fatto nascere i frutti sperati:
ti sei finalmente manifestata
a questa solitudine
che non c’è più”
La gioia dello stare insieme è sottolineata dall’uso sintomatico di “sei” per descrivere ogni caratteristica dell’amata. Questa felicità, però, poco alla volta tende a svanire: nelle poesie compaiono ora insistenti i “ti aspetterò”, “mi manchi”, “scrivimi”.
«La fine» traccia l’epilogo dell’ipotetica “Storia d’amore”. In quest’ultima sezione, malinconicamente, dominano i “non”:
Preme sulle mie mani
Le attraversa mentre
Comprimono gli occhi”
Esordio fortunato del poeta umbro che, due anni dopo, con “Tempo al Tempo” (2017, Bertoni Editore) raggiungerà la maturità di scrittura. Entrambi i libri risentono della ricerca personale di Mohorovich che, pagina dopo pagina, definisce il proprio stile. Noto infatti costanti strutturali quali, ad esempio, l’assenza del titolo delle poesie, la punteggiatura scarna, e soprattutto l’aggettivo messo prima del sostantivo.
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